Mosse dalla voglia di condividere alcune riflessioni sul tema del conflitto, vorremmo ripercorrere alcuni passaggi dell’intervento di Gabriella Giornelli durante l’intervento del 2 agosto 2019 all’interno del 2° Residenziale del Comitato promotore per l’Educazione in Natura.
Dopo aver sollecitato nei presenti la ricerca di una esperienza formativa che abbia segnato indelebilmente la nostra storia biografica, Gabriella ci ha guidato con sapiente ironia, sulla riflessione di come le esperienze indelebili nella nostra vita, sono spesso segnate da elementi riconducibili ad uno stato di conflitto.
Il conflitto dunque in questa valenza è molla interiore per poter superare i propri limiti, per cambiare e spostare il proprio confine mentale verso una evoluzione. Il conflitto è dunque sempre presente quando vogliamo imparare a conoscere.
Il conflitto vive di esperienza ed è legato alla relazione con gli altri, per poter vivere a pieno le relazioni umane, un nostro alleato è l’ascolto attivo, un ascolto che parte dal riconoscimento dell’altro come essere intelligente, si tratta dunque di una disposizione verso gli altri. Spesso con persone care si presentano conflitti ricorsivi che al di là del tema del contendere mostrano l’incontro di due identità con radici differenti che sottendono emozioni e valori.
Preso atto della potenza creatrice del conflitto occorre confrontarsi su come ci si sente a fronte di una situazione conflittuale, presa coscienza del proprio stato d’animo si può stilare un prontuario in caso di conflitto tra pari:
- evitare la violenza fisica e quindi separare i contendenti anche fisicamente
- non minimizzare, né giudicare e legittimare le azioni di entrambi, consolare entrambi perché entrambi soffrono del conflitto vissuto
- ascoltare in un luogo appartato, le posizioni di entrambi con pazienza ed eventualmente rimandare e attendere i tempi dei bambini. I bambini parleranno di emozioni e non occorre che l’adulto cerchi le ragioni profonde che animano i singoli, non occorre necessariamente trovare soluzioni. L’adulto mediatore accompagna i bambini ad entrare nel conflitto, con ascolto attivo. Il mediatore non è interessato alla verità o alla ricerca del colpevole ma vuole che i protagonisti del conflitto riflettano su cosa si è provato e l’adulto può fare parafrasi delle parole dei bimbi, senza interpretare.
Le domande dei presenti sollecitano riflessioni sul conflitto di gruppo e Gabriella indica nel teatro e nella scrittura alcune tecniche con cui è possibile creare una narrazione comunitaria. Il lavoro cooperativo è auspicabile in un gruppo, ma occorre insegnare a cooperare.
Si è aperta un altra riflessione sui contesti e sulle modalità per affrontare la violenza ripetuta di alcuni bimbi, la strada possibile è quella della valorizzazione dei talenti e delle possibilità in favore dei soggetti, pensando a modificare i contesti prima che i bambini.
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